Questa malattia si osserva soprattutto a carico della parotide e della ghiandola sottomandibolare. Si distinguono una forma acuta e una forma cronica che viene definita parotite cronica ricorrente o scialoadenite cronica ricorrente.
La causa predisponente più importante della forma acuta è la disidratazione che causa una riduzione del flusso salivare; infatti la maggior parte delle scialoadeniti si osserva in pazienti ospedalizzati sottoposti a interventi chirurgici addominali. Diversi farmaci che riducono la produzione di saliva, quali diuretici, antidepressivi, atropina ecc., rappresentano indirettamente fattori causali aggiuntivi. Di recente e’ stata segnalata una forma particolare di scialoadenite acuta della parotide a seguito di interventi neurochirurgici verosimilmente dovuta alla posizione ruotata della testa del paziente.
In casi più rari la scialoadenite batterica si osserva come conseguenza di una malformazione dell’albero duttale, per un trauma sulla regione parotidea, e per disseminazione ematogena da un altro focolaio infettivo o per compressione sul dotto escretore di una massa neoplastica. I batteri coinvolti sono soprattutto lo Stafilococco aureus, lo Streptococco viridans, lo S.emolitico e lo S. pneumoniae.
Nelle forme acute che colpiscono la parotide si osserva una tumefazione dolente, associata a trisma e fuoriuscita di pus dall’orifizio duttale. Segni sistemici di accompagnamento sono febbre, cefalea e malessere. L’infezione può estendersi ai tessuti circostanti e in alcuni casi fistolizzarsi all’esterno attraverso la cute. Nella maggioranza dei casi l’infezione è unilaterale ma nel 15-20% dei casi si osserva una bilateralità.
Nel caso della ghiandola sottomandibolare si osserva una tumefazione a livello del terzo medio/posteriore del corpo mandibolare che si associa ad eritema ed edema intorno all’orifizio del dotto di Wharton.
Esistono delle forme di scialoadeniti acute suppurative delle ghiandole salivari minori del labbro superiore caratterizzate dall’insorgenza acuta di tumefazione e dolore ed emissione di pus. La terapia di questa particolare infezione consiste nel drenaggio del pus, l’escissione della ghiandola infetta e nella somministrazione di antibiotici.
Alcune forme di scialoadenite acute non suppurative della parotide possono comparire dopo intensa stimolazione della salivazione come, per esempio, in seguito a sciacqui con colluttori contenenti clorexidina. Le tumefazioni parotidee appaiono dopo pochi minuti dallo sciacquo e sono molto dolorose a causa della rapida distensione della capsula parotidea. Le lesioni regrediscono spontaneamente dopo qualche ora.
Le forme croniche o ricorrenti sono dovute principalmente alla calcolosi intraduttale sebbene in molti casi non è possibile identificare alcuna causa apparente e l’eziologia rimane idiopatica.
Nei pazienti con calcolosi intraduttale si osserva una periodica ricorrenza della tumefazione salivare accompagnata da dolore che si sviluppa in coincidenza con i pasti quando viene stimolata la salivazione. La flogosi cronica o ricorrente della ghiandola sottomandibolare può portare alla formazione di una tumefazione che è facile scambiare per una neoplasia (tumore di Kuttner).
Nelle forme idiopatiche l’inquadramento clinico, in assenza di una causa identificabile, diventa piuttosto difficoltoso. La parotite cronica ricorrente si osserva sia nei bambini che negli adulti. L’eziologia di queste forme rimane sconosciuta anche se alcuni casi sono riconducibili a malformazioni congenite dell’albero escretorio salivare.
Nei bambini la malattia si sviluppa tra i 3 e i 6 anni e tende, in una parte dei casi, a regredire dopo la pubertà. Le tumefazioni si sviluppano improvvisamente in una o in tutte e due le ghiandole e sono accompagnate da febbre e dolore. I sintomi durano da pochi giorni fino a due settimane. In genere si osservano fasi di remissione seguite da esacerbazioni periodiche. La spremitura delle ghiandole provoca la fuoruscita di saliva mista a pus e a flocculazioni mucose. Quest’ultime, che conseguono alla stagnazione della saliva nell’albero escretorio, sono formate da cellule, muco e pus. In questi casi la scialografia mostra una dilatazione dei dotti interlobulari che assumono una morfologia a grappolo d’uva. Nei bambini piccoli l’ecografia è più indicata della scialografia in quanto non invasiva. Le immagini sonografiche consistono in aree ipoecogene che riflettono la dilatazione dei dotti e aree di addensamento che corrispondono ai manicotti di infiltrati linfocitari periduttali.
La scialoadenite cronica ricorrente dell’adulto non differisce molto da quella che si osserva nel bambino con l’eccezione che queste forme assumono una inevitabile connotazione infettiva.
Nell’adulto queste forme si osservano sia ex-novo o come il risultato di forme evolutive sviluppatesi in età pediatrica. Tipicamente l’andamento della malattia è ricorrente e si osserva specie ai pasti. Nell’adulto le alterazioni dell’albero escretorio salivari appaiono ancora più evidenti che nel bambino. Da alcuni Autori è stato riportato che questa forma di scialoadenite può precedere lo sviluppo della SS.
La diagnosi delle forme acute suppurative è abbastanza agevole soprattutto se il paziente presenta uno stato di disidratazione causato da un intervento chirurgico recente. La diagnosi, invece, delle forme croniche ricorrenti è più difficoltosa in quanto, in molti casi, non si riescono ad individuare i fattori predisponenti. Le indagini strumentali utili ai fini di una diagnosi definitiva sono l’ecografia, la scialografia (oggigiorno molto meno usata!), la TAC e la RMN. Per differenziare queste forme dalla SS è necessario ricorrere alla valutazione degli autoanticorpi circolanti che in queste condizioni risulta negativa. Nella diagnosi differenziale delle tumefazioni parotidee bisogna considerare diverse condizioni cliniche:
La terapia di scelta della scialoadenite acuta suppurativa consiste nella somministrazione di antibiotici a largo spettro da scegliere tra quelli penicillinasi-resistenti. Nel caso di disidratazione è importante reidratare il paziente e sospendere tutti i farmaci che inibiscono la secrezione salivare.
La terapia delle forme croniche ricorrenti è più complessa e consiste nella somministrazione periodica di anti-infiammatori e antibiotici in coincidenza con i periodi di riacutizzazione.