È’ caratterizzata dalla formazione spontanea di concrezioni calcaree nei dotti delle ghiandole salivari maggiori e minori. Il meccanismo patogenetico che porta alla formazione dei calcoli intraduttali non è ben conosciuto. Verosimilmente il deposito di sali di calcio avviene su di un piccolo nucleo formato da muco ispessito e da cellule duttali. La progressiva deposizione di sali, a strati concentrici, determina un aumento di volume del calcolo fino all’occlusione del dotto. Fattori predisponenti possono essere le scialoadeniti ricorrenti, le malformazioni dell’albero duttale o una diatesi individuale.
La ghiandola sottomandibolare è quella più colpita a causa della particolare tortuosità del dotto di Wharton che determina un più facile ristagno delle secrezioni. La parotide viene colpita in circa il 20% dei casi. La scialolitiasi è un fenomeno che si osserva nell’età adulta specie intorno ai 35-45 anni. È’ molto rara nei bambini.
Sebbene in alcuni individui non causino alcun sintomo, i calcoli intraduttali danno origine a fenomeni di ostruzione del dotto escretore con ristagno della saliva e conseguente dolore e tumefazione della ghiandola colpita. Se la ghiandola si infetta può comparire febbre. La sintomatologia comunque presenta caratteri di variabilità a seconda che l’ostruzione del dotto sia parziale o completa. Nel primo caso i sintomi sono lievi e passeggeri, mentre nel secondo la tumefazione e il dolore diventano persistenti. I calcoli presenti nella porzione terminale del dotto di Wharton appaiono come tumefazioni a livello del pavimento orale. In rari casi si possono osservare calcolosi delle ghiandole salivari minori, soprattutto a livello del labbro superiore e della mucosa vestibolare.
Le concrezioni calcaree situate nel dotto di Wharton possono essere messe in evidenza mediante un ortopantomogramma o con una radiografia in proiezione occlusale. I calcoli presenti nel dotto di Stenone si possono evidenziare con un ortopantomogramma (appaiono come radiopacità a ridosso della branca ascendente) o con la scialografia o l’ecografia o la TAC.
A carico del tessuto salivare si osserva una flogosi cronica con fenomeni di atrofia e sclerosi degli acini simili a quelli che si osservano nella scialoadenite cronica sclerosante. I calcoli, dopo decalcificazione, presentano un materiale amorfo e acellulare caratterizzato da bande concentriche basofile.
È indicata la rimozione del calcolo che può avvenire sia per via endoscopica che per via chirurgica. Nel caso che la calcolosi sia estesa a tutto l’albero duttale o si associ a una scialoadenite cronica, è necessaria la rimozione della ghiandola. Nel caso di calcolosi di una ghiandola salivare minore è indicata l’escissione della stessa insieme al calcolo. Di recente è stata introdotta la litotripsia extracorporea come per la calcolosi renale.