La diagnosi delle malattie orali si basa su di una sequenza di tappe fondamentali che comprende l’instaurazione di un rapporto di fiducia con il paziente, l’anamnesi generale, l’ anamnesi specifica dei sintomi orali e l’esame obiettivo della cavità orale. Il completamento di questo iter porta alla raccolta di una serie di informazioni fondamentali ai fini della formulazione di una diagnosi differenziale della lesione in atto. Una volta stabilita la diagnosi differenziale deve essere iniziato un processo di eliminazione che in genere si ottiene attraverso ulteriori precisazioni anamnestiche e l’impiego di test di laboratorio, la citologia, la biopsia, esami radiografici o altre indagini particolari. Alla fine di questa sequenza di eventi, che deve avere una progressione logica guidata dal ragionamento clinico, quasi sempre si arriva a formulare una diagnosi corretta e definitiva. In alcune situazioni, quando non è possibile arrivare ad una diagnosi tempestiva, si può considerare di mettere in atto un trattamento farmacologico temporaneo per cercare di alleviare i disturbi del paziente.
La creazione di un rapporto di fiducia tra il medico e il paziente costituisce il presupposto fondamentale per ottenere la massima cooperazione dal paziente nella fase della raccolta delle informazioni anamnestiche. Il paziente affetto da una malattia orale è in genere piuttosto apprensivo; inoltre, se molto sofferente a causa di dolore o altri disturbi, è irritabile e sotto stress per cui è fondamentale che il medico abbia un atteggiamento di grande disponibilità e attenzione fin dai primi momenti della visita.
L’anamnesi generale deve mirare a informazioni relative a malattie dell’infanzia, ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici rilevanti, presenza di malattie sistemiche, assunzione di farmaci, eventuali allergie e abitudini come il fumo e abuso di bevande alcoliche. L’anamnesi specifica deve indagare su pregressi trattamenti odontoiatrici, malattie dentali e parodontali, interventi chirurgici e riabilitazione protesica.
La ricerca e la definizione del sintomo principale deve essere sollecitata con domande ad hoc. Una volta identificato è necessario valutarne le caratteristiche quali le modalità di insorgenza, la cronicità, la ricorrenza, l’associazione con particolari fattori scatenanti, ecc. Un esempio è la xerostomia le cui modalità di inizio possono essere molto varie ed avere relazione con l’assunzione di particolari farmaci o con malattie sistemiche.
Consiste nella ispezione visiva delle varie zone anatomiche e nella palpazione di eventuali lesioni patologiche. Un corretto esame clinico presuppone l’uso di una adeguata fonte luminosa che permetta l’ispezione di tutte le pieghe mucose e le zone posteriori della cavità orale che altrimenti risulterebbero poco illuminate e quindi poco visibili. Fondamentale è l’uso di uno specchietto o di una spatola che aiuti a farsi spazio tra le pieghe mucose. L’area vestibolare deve essere ben ispezionata sollevando e stirando verso l’esterno verso il basso e verso l’alto le labbra. La lingua deve essere osservata specie sui margini e sul ventre preferibilmente dopo protrusione della stessa verso l’esterno. Importante l’ispezione del pavimento orale e del trigono retromolare, del palato molle, dei pilastri tonsillari e della porzione visibile dell’orofaringe. Il palato duro deve essere ben ispezionato specie nelle porzioni a ridosso dei molari. Le due arcate gengivali vanno osservate ricercando eventuali variazioni di colore, retrazioni, ulcerazioni o tumefazioni. La fase ispettiva deve essere seguita dalla palpazione delle vari parti molli che diventa bimanuale specie quando si ricercano lesioni a livello del pavimento orale, della lingua, delle parti molli vestibolari o delle ghiandole salivari.